La Rocca, come abbiamo visto nei capitoli precedenti, ha una lunga storia caratterizzata da molteplici passaggi di proprietà, legati alle vicende delle varie famiglie nobiliari che ne sono venute in possesso dalla sua costruzione, all’epoca dei Visconti, sino al 1837.
E’ in quest’anno che l’ultima famiglia nobiliare, alla morte di donna Bianca Soncino d’Anguissola di Piacenza, cede la proprietà della Rocca, con annesse alcune case e poderi, mediante un’asta pubblica svoltasi a Binasco il 10, 11 e 15 settembre 1837.
La proprietà viene acquisita da un certo Giuseppe Antonio Beretta che esercitava già l’attività di albergatore nel vicino albergo della Rocca.
Da questo momento iniziano vari lavori che vedranno cambiare la destinazione dell’edificio. Sino ad allora la Rocca aveva mantenuto una funzione pubblica, con la presenza di uffici comunali e amministrativi.
Il nuovo proprietario fece innanzitutto interrare l’ampio fossato antistante l’edificio e costruire all’ultimo piano, ove si trovava un terrazzo merlato, dei locali per l’affitto.
In tutto questo periodo, sino alla cessione avvenuta nel gennaio del 1911 alla Cooperativa tra operai e contadini di Lacchiarella, l’intero edificio, con molta probabilità, è stato utilizzato in modo promiscuo: in parte per uso pubblico e in parte in affitto a privati.
La costruzione della sede comunale di Piazza 4 Novembre, successivamente sede scolastica e centro civico, fino all’attuale funzione di ufficio postale e sede associativa, risale al 1888.
Questo edificio per lungo tempo è stato utilizzato come sede del Municipio e luogo dove venivano svolte le attività scolastiche.
La Cooperativa di lavoratori di Lacchiarella, divenuta proprietaria della Rocca, avvia anch’essa importanti lavori che si conclusero nel 1919 con la realizzazione di una nuova costruzione antistante la Rocca vera e propria, ad essa collegata e proiettata verso l’attuale Piazza Risorgimento.
Viene realizzato, infatti, un nuovo corpo di fabbricato nel quale viene ricavato un ampio salone coperto e sovrastato da un muro merlato. A lato di questo, verso il cortile, si costruisce anche un forno per fornire pane alle famiglie socie della cooperativa.
La cooperativa aveva un proprio statuto che stabiliva gli scopi sociali della stessa e gli obiettivi, nonché le persone che la componevano, si ispiravano al pensiero socialista.
Con l’avvento del fascismo, dopo diversi travagli interni, anche la cooperativa viene alla fine sottoposta al controllo delle organizzazioni fasciste: tra queste la costituita “Banda dei giovani Balilla”. I vecchi soci avevano cercato di opporsi in ogni modo all’ingresso nel consiglio d’amministrazione della Cooperativa degli elementi fascisti. Ma la vendetta non tardò ad arrivare. In una notte di primavera del —– otto giovani, figli di coloro che si erano più tenacemente opposti all’ingresso dei fascisti, furono arrestati.
L’accusa che veniva loro mossa era di aver disertato l’istruzione premilitare e di aver cantato “bandiera rossa”.
Portati in prigione e minacciati di fucilazione, furono difesi e assistiti da alcuni avvocati dell’Associazione fra le cooperative lombarde: il processo farsa svolto a loro carico li condannò e furono inviati al “confine”. Le mamme di questi giovani vista la situazione decisero di rivolgersi direttamente al Duce chiedendogli la grazia. Riuscirono ad ottenere uno sconto alla pena, ma appena rientrati in paese furono reclutati per l’esercito e all’inizio della guerra inviati sui diversi fronti.
Anche il nome della cooperativa fu adeguato al nuovo corso storico e prese il nome di “Dopolavoro per operai e contadini fascisti”.
Nel luglio del 1943, con la caduta del governo Mussolini, alcuni giovani non persero tempo e introdottisi nella Rocca buttarono in strada mobili, libri, documenti a cui dettero fuoco. Furono distrutti anche gli strumenti musicali della fanfara dei giovani fascisti, la cui scuola era stata insediata in Rocca, e un pesante busto in bronzo del Duce che fu oggetto di particolare accanimento da parte di un giovane munito di ascia. Questo giovane, figlio del maresciallo dei carabinieri, fu successivamente deportato in Germania.
Nel 1945 terminata la seconda guerra mondiale e sciolte le organizzazioni fasciste, la Cooperativa rinasce con la vecchia denominazione di “Cooperativa di operai e lavoratori” e la gestione viene assunta da persone aderenti al partito comunista e socialista.
A presiedere la cooperativa venne nominato il signor Pioltini e il consiglio direttivo risultava costituito dai vari esponenti dei partiti di sinistra presenti a Lacchiarella.
Negli anni dell’immediato dopoguerra vennero avviati i lavori per la realizzazione di nuovi saloni per finalità ricreative per i giovani e per la ristorazione. I lavori interessarono la parte dell’immobile oggetto di intervento nel 1919: vengono coperti i merli ed erette delle finestre per dar luce ai nuovi locali.
In questi anni e fino al 1964 la Rocca è un centro vitale per le attività che si svolgono in paese, ed è qui che si svolgono feste, balli e attività ricreative che coinvolgono tutta la comunità ciarlasca.
Nei saloni sottostanti vi era la sede della cooperativa di consumo con annesso spaccio e bar, molto frequentati.
Nel 1964 la situazione economica della cooperativa non era delle più solide a causa di varie vicissitudini gestionali e fu deciso di confluire nella consorella Cooperativa di consumo di Binasco.
La nuova gestione durò solo fino al 1968, anno in cui anche questa cooperativa di Binasco dovette alienare la proprietà per sopraggiunti difficoltà finanziarie.
Subentrò una società a responsabilità limitata “La nostra Rocca”, composta da circa trenta cittadini di Lacchiarella che non si erano rassegnati all’idea di vedere la proprietà dell’immobile, emblema di Lacchiarella, in mani forestiere. Ma anche altre ragioni fecero sì che si decidesse di acquisire la proprietà della Rocca: una crescente e mai sopita rivalità politica costituì forse la motivazione vera per il passo decisivo. La maggioranza dei soci facenti parte della società che acquisì la Rocca erano di area cattolica, antagonisti del vecchio gruppo dirigente di ispirazione socialcomunista.
Il primo consiglio di amministrazione era composto da Gianfranco Corradini (Presidente), Mario Naviglio (Vice Presidente), Marco Congiunti, Angelo Magnani e Roberto Tamborini (Consiglieri).
La nuova società elaborò diverse ipotesi di intervento per procedere alla ristrutturazione della Rocca e nel frattempo si decise di locare l’immobile sia a privati, per attività commerciali, che ad associazioni locali. In questa fase tra gli inquilini della Rocca abbiamo la Cooperativa Acli, il mobilificio Magistri, l’Avis, l’Avisella, la Democrazia Cristiana, l’Associazione genitori.
La Rocca manifestava i segni del tempo trascorso e necessitava di significativi interventi di manutenzione che avrebbero richiesto notevoli risorse e la società proprietaria non aveva la forza per farvi fronte da sola. Iniziarono nel 1992 intense trattative con l’Amministrazione comunale che aveva manifestato l’interesse all’acquisto dell’immobile.
Dopo una laboriosa trattativa l’Amministrazione comunale nel 1997 acquisì il 75 % del capitale sociale della “La nostra Rocca srl”, mentre il restante 25% venne acquisito, nel 1999, dalla società Italcogim S.p.a., concessionaria comunale del servizio di distribuzione del gas metano.
Successivamente anche il 75% delle quote azionarie possedute dal Comune, vennero acquisite dalla società Italcogim.
Successivamente, nell’ambito degli accordi per il rinnovo del contratto di concessione del servizio di distribuzione del gas metano, l’Italcogim cedette al Comune la proprietà dell’immobile.
Con l’acquisizione della Rocca l’amministrazione comunale ha cominciato ad elaborare il progetto di recupero dell’immobile, per riportarlo all’antico splendore e per dare una sede definitiva e prestigiosa al Consiglio comunale.
I lavori di ristrutturazione e recupero sono iniziati nel 1999, su progetto realizzato dall’architetto Fabio Leitner, e si sono conclusi definitivamente agli inizi del 2003.
L’intervento di recupero della Rocca consegna alla comunità lacchiarellese un immobile completamente ristrutturato dove sono visibili tracce importanti della sua storia dal Medioevo ai giorni nostri.
Nella Rocca verrà ospitata la Biblioteca comunale al piano seminterrato, la Sala Consiliare al piano rialzato, ove saranno a disposizione ampi spazi per mostre, convegni, oltre ad una bellissima sala a volta destinata alla celebrazione dei matrimoni civili. Sempre al piano rialzato avrà la propria sede la “Pro Loco”. Al primo e al secondo piano sono stati realizzati spazi da adibire ad uffici e a sale riunioni.
Un ampio terrazzo consente una bella vista sulla piazza Risorgimento e un camminamento perimetrale all’ultimo piano consente di osservare, attraverso bellissime aperture a volta poste sui quattro lati, un affascinante e suggestivo panorama della nostra cittadina che da oggi risente pulsare il suo vecchio cuore.