Vicecomes, da cui derivò il cognome dei Visconti, era una carica, dapprima temporanea e successivamente vitalizia e conseguentemente ereditaria, che veniva assegnata dal vescovo nelle città in cui quest’ultimo, successo ai conti deteneva il potere (sec. X e XI). Il vicecomes amministrava la giustizia e nelle processioni di natale, S. Stefano e S. Giovanni precedeva l’arcivescovo con le insegne del suo rango. I primi documenti che citano i Visconti risalgono all’anno 1067 (Anselmo Visconti). Fu una famiglia con molte ramificazioni che aveva possedimenti nel novarese e nel milanese. Nella storia di Lacchiarella e della sua rocca assume particolare importanza Matteo I Visconti (1250 – 1322), nominato capitano del popolo nel 1287 dallo zio Ottone, arcivescovo di Milano. Gli storici concordano che entrambi possono essere considerati i fondatori del potere visconteo sul territorio di Milano. Secondo lo storico di Lacchiarella, Teodoro Cavallotti, Matteo Visconti fece ricostruire la rocca nel 1290 e porta, a sostegno di queste notizie, la presenza dei muri dell’edificio fortificato di un certo numero di fori attraverso i quali venivano Inserite le bocche da fuoco delle prime bombarde e l’esistenza di soffitti a volta con il caratteristico stemma visconteo. Nella rocca era acquartierato un presidio di circa 200 uomini comandati da un castellano. Lacchiarella, che nelle cronache dell’epoca viene chiamata Lattarella, ricorre spesso nelle vicende militari di Matteo Visconti soprattutto nelle lotte contro i Pavesi. Nel 1289, scrive il Giulini: “Matteo Visconti con tutta la milizia, cioè con tutti i militi di Milano, uscirono dalle mura e la sera accamparono parte al castello di Settezano (Siziano) e parte al borgo di Lattarella. In quella notte fu fatto un ponte sopra il Tesinello (Ticinello) presso a Lattarella e la mattina tutto l’esercito passò e, presa la strada pavese che ancora era da quella parte, s’incamminò direttamente alla volta di Pavia”. E ancora, in un altro evento del 1290: “quindi è che ai 17 di giugno il podestà marciò colle genti d’arme a Rosate e dopo tre giorni lo raggiunse Matteo Visconti col popolo, mostrando di voler portarsi un’altra volta coll’armata unita contro de’ Novaresi. Quando improvvisamente si rivolse verso il borgo di Lattarella, e fatto un ponte sopra il Tesinello, nel giorno di San Giovanni venne a Settezano”. Il Cavallotti, che scrisse un’accurata storia di Lacchiarella nel 1939 ed ebbe presumibilmente la possibilità di consultare l’archivio storico comunale, andato poi distrutto nell’immediato dopoguerra, ci ha lasciato una dettagliata descrizione della rocca che riteniamo doveroso riportare testualmente (pag. 38 – 39 – 40): “la rocca si componeva di tre parti principali tutte e tre merlate: la parte più grande, una mediocre in cui si vedono gli incavi di due ponti levatoi ed una terza detta rocchino, che ora non esiste più perché demolita. La prima e la seconda parte, tutte e due congiunte e servite da una stessa scala, hanno tre piani. Al piano terreno molto rialzato della prima parte troviamo degli ampi locali a volta occupati al tempo dei Visconti dal grosso del presidio locale composto da circa 200 uomini comandati da un castellano, per la qual carica di castellano di Lacchiarella prestò giuramento il 5 novembre 1414, epoca dei Visconti, un certo Princivalli Arimani di Lodi; in quello della seconda parte ce ne sono altri, che erano occupati da un corpo di guardia, che aveva l’obbligo di guardare l’ingresso alla rocca dalla parte del rocchino e di manovrare i due ponti levatoi. Al secondo piano trovansi: un bel salone, un secondo locale di grandezza mediocre e due altri piccoli contigui, i quali hanno l’accesso da un pianerottolo, cui si giunge a mezzo della scala suddetta. Il salone che oggidì (1939) è il più grande locale del paese, ove in certe occasioni si tenevano riunioni di qualche importanza, feste da ballo e banchetti serviti dal vicino Albergo della Rocca, fu nei secoli passati sede del municipio, del podestà del comune e prima del 1796, sede di Pretura Regia, che fu poi trasferita a Binasco; i due locali piccoli, muniti ancora oggi di grossi anelli di ferro, erano adibiti a carcere; l’altro di mediocre grandezza era abitato dal carceriere. L’ultimo piano non era altro che un gran terrazzo tutto coperto e circondato da merli sul quale ogni giorno il carceriere di solito accompagnava i detenuti a respirare una boccata d’aria libera. La terza parte, ossia il rocchino, funzionava durante le ostilità, quando, per i ponti levatoi alzati delle altre due porte, nessuno poteva entrare in paese. Su di esso veniva calato il ponte levatoio esterno della rocca quando, col permesso, qualcuno doveva entrare in paese; fu demolito verso il 1845”. Si inserisce con Matteo Visconti nella storia di Lacchiarella una vicenda, forse una leggenda, data la mancanza di riscontri documentari, che ebbe per protagonista Zarina, figlia del signore di Milano. Innamoratasi di Ricciardino Langosco, conte di Pavia e acerrimo nemico del padre, fu da questi rinchiusa nel monastero delle Carmelitane di S. Maria del Coro a Coriasco, una frazione di Lacchiarella (attualmente esiste la cascina, ma non vi è più traccia del monastero). Matteo Visconti riuscì nell’ottobre 1315, con alcuni mercenari tedeschi, a penetrare in Pavia e ad uccidere in duello lo sfortunato Ricciardino Langosco (da: Storia di Lacchiarella di Teodoro Cavallotti). Nel 1447, con la morte di Filippo Maria Visconti, che non lascia eredi maschi, finisce la signoria milanese dei Visconti. Subentra il genero Francesco I Sforza che ha sposato Bianca Maria, figlia naturale di Filippo Maria. Inizia il periodo degli Sforza.